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Bridgestone svela i segreti dei pneumatici della MotoGP

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Dopo 14 anni in MotoGP, 7 dei quali come fornitore esclusivo, Bridgestone si prepara ad abbandonare la scena. A partire dalla stagione 2016 infatti tornerà in campo la Michelin ed i pneumatici da 17” prenderanno il posto degli attuali da 16,5”: Una piccola rivoluzione insomma che, come spesso capita in questi casi, potrebbe prendere impreparata i tecnici di qualche squadra e sovvertire un po’ in valori in campo.

Nel frattempo, approfittando del Gran Premio di San Marino, sul circuito di Misano Adriatico, abbiamo avuto modo di fare il punto con Hiroshi Yamada, Manager Motorsport di Bridgestone sul mondo dei pneumatici. «Forma, costruzione e mescola sono gli aspetti fondamentali di un pneumatico moto da competizione» dice il manager giapponese, dall’alto della sua ormai ventennale esperienza in questo settore. «A tutti i concorrenti dobbiamo garantire la maggiore costanza possibile delle prestazioni e la massima aderenza nel tempo. Per farlo i nostri tecnici lavorano a stretto contatto con i singoli piloti e con i responsabili delle diverse squadre. Appena concluse le prove libere, ad esempio, il gruppo di tecnici presenti sul circuito esamina anche al microscopio campioni estratti dai pneumatici appena utilizzati per raccogliere informazioni utili alla scelta di quelli da impiegare poi nelle prove di qualificazione e nella gara. Un lavoro analogo avviene sui pneumatici utilizzati nelle singole competizioni, quando i campioni sono inviati al nostro centro tecnico in Giappone per essere analizzati per raccogliere informazioni utili allo sviluppo dei pneumatici futuri»

A Kodaira, in Giappone, i pneumatici Bridgestone per la MotoGP sono progettati e prodotti, utilizzando potenti sistemi informatici che consentono di calcolare e di simulare gli effetti dei composti della costruzione. Se è vero infatti che la gomma resta ancora oggi la principale componente dei pneumatici moto da competizione, questi sono anche il risultato finale di ricette attentamente calcolate e misurate di oltre 10 diversi materiali per arrivare alla miscela ottimale per ogni composto. La mescola, poi può essere simmetrica oppure asimmetrica per garantire, ad esempio, le migliori prestazioni su quei circuiti dove c’è un maggior numero di curva a destra oppure a sinistra.

Una volta progettati e costruiti i migliori pneumatici possibile, inizia per il fornitore un’altra sfida: quella di metterli a disposizione dei 25 piloti che mediamente partecipano ad ogni gran premio. Dopo aver lasciato la fabbrica in Giappone, i pneumatici sono spediti in Germania, dove ha sede la Bridgestone Motorsport e poi di qui caricati su grandi autoarticolati alla volta differenti circuiti europei. Oppure inviati direttamente sui circuiti extra-europei come Laguna Seca, Indianapolis o Sepang, avendo comunque sempre cura che arrivino a destinane nei primi giorni della settimana del gran premio.

Tra i 17 differenti tipi di pneumatici posteriori e 6 posteriori sviluppati e disponibili sono selezionati per ogni appuntamento 3 diversi anteriori e 2 posteriori (cui si aggiungono ovviamente i pneumatici da bagnato) prodotti circa 3 mesi prima. Il che vuol dire portare su ogni circuito qualcosa come 1.200 pneumatici (poco più della metà dei quali viene alla fine effettivamente utilizzata dai concorrenti) ed un team di 15-18 persone.

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